Questa vita Multikulti ci stressa

Ah, finalmente Luglio è quasi finito e quando arriva Agosto, mentre la maggior parte di voi può godersi qualche giorno di riposo, io metto in ordine le idee e produco! Questi ultimi mesi sono stati pieni di esperienze, causa la mia entrata in società nel mondo tedesco.

Per iniziare questo nuovo capitolo, ho dovuto iscrivermi ad un corso di tedesco. Il titolo è Integrationskurs che dà già un’idea di cosa ti aspetta. In questi tempi moderni è importante conoscere il Paese in cui vivi e cosa più importante è necessario iniziare a mettere in discussione tutto, iniziando dal confronto con la gente che ti circonda.

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La prima parola che ho sentito in questo contesto è stata Multikulti. A pronunciarla, la segretaria della scuola, una donna piccoletta, dalla pelle olivastra, che parla un tedesco perfetto, con uno strano accento turco, che non conosce una parola di italiano e neanche di inglese e ti costringe a mirabolanti tentativi di produzione di frasi, aiutata dal tuo ‘Best Friend’ il vocabolario.

Il primo giorno di scuola è sempre emozionante. Non dormi la notte prima pensando a chi sarà il tuo prossimo compagno di banco e chi ti circonderà per i prossimi mesi, chi sarà l’insegnante e se riuscirai a superare anche questa sfida. Unica certezza, il Multikulti. Perché si sa, in questa Europa, vecchia e stanca, ci sono tante persone che vorrebbero proprio viverci, provenendo da un Altrove senza certezze.

Hallo. Ich heiβe Chiara. Ich komme aus Italien. 

Ecco le prime frasi che la nostra insegnante rumena, in Germania da venticinque anni, ci chiede di dire, per presentarci. Nel frattempo mi sono guardata intorno e  ho notato che il posto accanto al mio è vuoto. Sono circondata da pakistani, turchi, siriani, iraniani, afgani, kosovari, bulgari. Tra di loro parlano, si capiscono, chi in turco, chi in arabo, chi in albanese. Ed io in questo Multikulti mi sento come un pesce fuor d’acqua. Inizia la fase di osservazione come uno spettatore nel migliore dei film sull’integrazione. Non ci sono dubbi, in questo momento sono io quella ‘diversa’. Mi do tempo, lascio a loro il tempo.

Pochi giorni e il calcio ci viene in aiuto. Ci sono gli Europei  e mancano poche ore alla partita tra Italia e Germania, qualcuno inizia a parlare con me. Ed io che il calcio ‘non è mai stato tra i miei sport preferiti’, mi ritrovo a ringraziarlo per aver dato spazio ad una semplice, ma necessaria, conversazione. E’ così che sono iniziate, nei giorni a seguire, conversazioni sempre più interessanti.

Considerando gli avvenimenti che hanno interessato la Francia e la Germania, considerando i continui attentati nelle loro terre, siamo riusciti ad intavolare discorsi molto importanti, nonostante la difficoltà della lingua. Siamo riusciti a esprimere le nostre idee. Incredibile! Unglaublich! 

Il tentativo di Multikulti è difficile, stressante. Ci sono temi che ci dividono, come il trattamento riservato alle donne. Alcuni esempi: il pakistano dice che sua moglie non ha bisogno di fare alcun corso per imparare la lingua, lei DEVE stare a casa; le donne turche al corso ci vengono, ma alcune di loro nascondono un velo di tristezza negli occhi, una mi ha raccontato che vive con suo marito e i suoceri in una casa di ottanta metri quadrati e che gli uomini di casa VOGLIONO essere serviti e riveriti, VOGLIONO che la casa sia sempre pulita, anche se poi una loro pisciata non centra mai il buco del cesso, e loro altre lì a pulire.  Ci sono donne più giovani di me che hanno già due, tre figli ( ecco in questo io rappresento l’anomalia!), mi chiedono perché non ne ho ed io rispondo im nächsten Jahr (l’anno prossimo) e sorrido! Dovrei raccontare loro che il motivo vero è che ho un cancro alle spalle… ma non mi sembra ancora il momento o forse inconsciamente credo che i loro problemi abbiano la precedenza (errore di valutazione che mi capita sempre quando mi affaccio nella vita del prossimo). Insomma la domanda sui figli me la ponevano anche in Italia, insistentemente, perché l’orologio biologico fa segno che ‘è tardi’, quel bianconiglio dalle varie facce mi ha seguita fino a qui!

Senza accorgemene mi sono ritrovata a parlare con gli uomini, alcuni, perché i turchi non mi rivolgono la parola, a cui faccio domande e ottengo risposte. Per essere Multikulti bisogna conoscersi davvero nelle diversità e farne tesoro. Sulla donna ci sono temi complicati, matasse da sbrogliare, parlarne mi sembra un ottimo inizio. Alla fine sono una donna anch’io! Mi piacerebbe che conoscessero mio marito, per rendersi conto che una donna indipendente, non è una minaccia, che l’amore non riguarda aspetti legati al ‘io faccio questo e tu fai quell’altro’, che il rispetto è da conquistare, non da imporre. Che la libertà non è solo una faccenda politico-religiosa, ma è una priorità di ogni essere umano.

Il Multikulti esiste, davvero! L’ho incontrato davanti ad una tavola imbandita con dolci e bibite preparati da mani di tutto il mondo, l’ho assaporato nel dolce tipico turco e in quello kosovaro. L’ho ascoltato nei complimenti alla crostata italiana, nella richiesta delle ricette. L’ho visto negli occhi rilassati della gente intorno a quel tavolo. L’ho visto nei volti pronti allo scatto di una foto che resterà per sempre traccia di questa integrazione. Aveva ragione mio nonno, seduti a tavola si ragiona meglio! Anche se mangiamo con le mani, con le bacchette, con le forchette. Forse è l’unico momento in cui non ho provato né percepito stress.

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Il corso è lungo, succederanno altri accadimenti nel mondo fuori da quella stanza, chissà se avremo forza e coraggio di affrontarli. Io proporrò di discuterne davanti a una torta e un thé!

Ah, non sono più seduta sola al banco, accanto a me una dolce ragazza kosovara.

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